Sono nata in Italia nel 1965. Mi sono laureata in Architettura al Politecnico di Milano e ho lavorato nel settore dell’edilizia residenziale prima di trasferirmi in Australia. In seguito ho continuato a seguire i miei interessi ricevendo il Master in Architettura sostenibile (Sust. Des. USYD 2011) e studiando disegno e pittura alla scuola d’Arte Julian Ashton School (2014 – 2018). Sono stata semifinalista nel 2017 Doug Moran National Portrait Prize and finalista nel 2021 Lethbridge Small Scale Art Award.
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note sulla tecnica e i contenuti
La dimensione spaziale
Appartengo all’ultima generazione di disegnatori che aveva solo carta e penna per rappresentare la realta’ tridimensionale ed ho sempre amato questi mediums, sia per il disegno tecnico che per lo studio della figura umana. Proprio studiando la ritrattistica ho incontrato il lavoro di Mario Ceroli – che nel 1960 tagliava silhouettes su legno – e sono stata attirata da questa variazione tridimensionale del ritratto. In seguito ho studiato altri artisti che investigavano lo spazio in modo differente dalla scultura tradizionale – Lucio Fontana, Alexander Calder, Michelangelo Pistoletto e specificatamente coloro che sperimentavano con il vetro acrilico, Lazlo Mohly-Nagy, Margo Lewers, Margel Hinder, Gino Marotta. Stimolata dalla loro ricerca ho cominciato a tagliare i miei disegni su lastre di vetro acrilico, legno laminato e metallo costruendo modelli geometrici stratificati. Il mio processo inizia sempre dal disegno manuale per poi continuare con tecnologie digitali – programmi di disegno 3D e una macchina a taglio laser. Amo la collaborazione tra la mente ( creatrice del progetto) la macchina ( che realizza le parti) e le mani ( che assemblano e finiscono il prodotto). In questo senso considero i miei lavori come degli ibridi, a meta’ tra il mondo industriale e quello artigianale.
i miei ricami
Questi disegni sono derivati da semplici forme geometriche e dalle loro riverberazioni. Non so perche’ torno sempre alla geometria: forse e’ l’attrazione per l’armonia dei sistemi altamente organizzati, forse e’ il riconoscimento di un linguaggio universale, oppure semplicemente perche’ mi e’ familiare. Utilizzo ago e filo per disegnare sui piani dei miei modelli applicando lo stesso linguaggio del tratteggio a china che si usava per i disegni architettonici. Il lavoro d’ago e’ anche una tecnica di assemblaggio pulita e reversibile, nettamente preferibile a incollature o rivettature invasive. Anche se la pianificazione del ricamo e’ un processo lungo ed impegnativo i risultati sono molto soddisfacenti: la tecnologia laser diventa il mezzo per inserire un’arte tradizionale e delicata su dei substrati apparentemente impossibili ottenendo degli effetti inaspettati, soprattutto in alcuni casi:
-Lavorando su lastre trasparenti il ricamo viene visualmente rimosso dal suo supporto per restare sospeso in aria, accompagnato solo dalla sua ombra.
– Quando invece utilizzo delle lastre specchiate il ricamo diventa l’unico elemento stabile in un’immagine riflessa che continua a cambiare in modo fluido, a seconda di come si muove lo spettatore. L’ambiente circostante, persone, luci, oggetti, diventano parte attiva della composizione.
modelli musicali
Costruisco modelli musicali per catturare e congelare la musica in una forma tangibile. Inizio traducendo un brano dello spartito musicale in un diagramma geometrico, formando cosi’ la base del lavoro in 3D sul quale verranno inseriti altri componenti. L’assemblaggio che ne risulta vuole andare al di la’ della pura funzionalita’ della notazione musicale per evocare i colori, le immagini e le emozioni associate alla melodia corrispondente. Naturalmente non vuole sostituire o competere con l’esperienza uditiva ma puo’ agire come un forte ricordo della sua struttura: la configurazione mima la sequenza delle note con le loro relative altezze e durate, colori e forme si riferiscono alla narrativa e all’atmosfera generale. In questo senso il modello stimola la mente, attraversando il confine tra la vista e l’udito per aiutarci a richiamare la melodia ed il piacere che ci dona.
profili e ombre
Dopo avere studiato ritrattistica con i mediums tradizionali ho iniziato a trasferire i ritratti su lastre di vetro acrilico lavorando in particolare sul profilo. I miei profili si collocano a meta’ tra il ritratto bidimensionale e la scultura. I colori e la trasparenza del vetro acrilico rendono questi modelli molto sensibili alla luce ambientale: con le condizioni giuste le silhouettes proiettano la loro ombra sul muro di supporto creando un’ immagine luminosa di inaspettata intensita’. In effetti la nostra ombra e’ un’entita’ importante ed integrale alla nostra presenza fisica; solo nel mondo letterario incontriamo esseri che hanno perso la loro ombra o combattono un’ombra ribelle, disturbi che tradiscono sempre una natura anomala, semi-umana o semi-reale ( l’Imperatrice in La Donna senz’ombra, Peter Shleimel, Peter Pan). L’ombra sul muro puo’ diventare la componente dominante del mio lavoro, molto piu’ potente del modello stesso nell’evocare la memoria del suo soggetto. Mi piace questa illusione fugace – il caso buffo di un’ombra senza il suo essere.